30-31 Ottobre 1945
(da “La terra e la morte”)
Sei la terra e la morte
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Sei la terra e la morte.
La tua stagione è il buio
e il silenzio. Non vive
cosa che più di te
sia remota dall’alba.
Quando sembri destarti
sei soltanto dolore,
l’hai negli occhi e nel sangue
ma tu non senti. Vivi
come vive una pietra,
come la terra dura.
E ti vestono sogni
movimenti singuiti
che tu ignori. Il dolore
come l’acqua di un lago
trepida e ti circonda.
Sono cerchi sull’acqua.
Tu li lasci svanire.
Sei la terra e la morte.
Cesare Pavese
3 Dicembre 1945
(da “La terra e la morte”)
“La terra e la morte” raccoglie nove poesie scritte a Roma tra il 27 ottobre e il 3 dicembre 1945 per Bianca Garufi, scrittrice di origine siciliana, con la quale Pavese iniziò a scrivere a capitoli alterni il romanzo Fuoco Grande, rimasto incompleto.
La raccolta fu pubblicata in «Le Tre Venezie» di Padova, rivista diretta da Antonio Barolini, anno XXI (1947), fascicolo 4-5-6. Due poesie (“Terra rossa, terra nera” e “Tu non sai le colline”) uscirono anche, per volontà dell’autore, nel catalogo Mostra di disegni del pittore Ernesto Treccani, «Galleria di pittura», Milano 1949. Le poesie furono riportate da Giacinto Spagnoletti nella sua Antologia della poesie italiana 1909-1949, Guanda, Modena 1950.
Rispetto a “Lavorare stanca”, questa raccolta si distingue per l’intenso lirismo e per l’uso di un verso breve, perlopiù il settenario, che allontana dai ritmi maggiormente narrativi della poesia-racconto tipici delle prime poesie. Semmai queste liriche possono venir accostate a quelle, altrettanto intense, di “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”.
In questo periodo Pavese si sta dedicando alla stesura dei Dialoghi con Leucò e sta quindi elaborando le tematiche del mito.
Da Torino inoltre si reca a Roma per potenziare la sede della casa editrice Einaudi.
Esistenzialmente Pavese prende sempre più coscienza della sua solitudine, neppure la donna assicura comunicabilità, anzi ella stessa è chiusa e lontana.